Don Mario

(Tratto da opuscolo Don Mario Monti, autore: sac. Gianni Sala)

1991 parrocoPer tre quarti della diocesi don Mario Monti sarà indubbiamente un illustre sconosciuto, perchè era a Tiolo da 57 anni e, per gran parte della diocesi, Tiolo è fuori dal mondo. Per di più lui amava la solitudine e non era nel suo stile il mettersi in vetrina. Comunque se una cosa e certa è che don Mario non era un fossile, non era un vecchio raggrinzito e ammuffito. Se nel fisico, ultimamente, era alquanto acciaccato, nell’animo faceva la barba a tanti giovani. Anche perché aveva doti a capacità da vendere.
All’occorrenza era architetto, musicista, poeta e filosofo e tante altre cose ancora.
Un particolare, ad esempio, la dice lunga: a 87 anni ha rifatto a nuovo lo stato d’anime della parrocchia, e nel suo computer non solo ha messo esattamente tutte le famiglie e tutti i rispettivi componenti, ma con la sua digitale ha fotografato anche le relative abitazioni.maschereD’accordo aveva tempo, ma aveva anche 89 anni. E saper maneggiare un computer a 89 anni non è di tutti. I ragazzi di oggi nascono con il computer, lui invece e nato quando era già un sogno la macchina da scrivere.
La musica e la tecnologia erano la sua passione. Quando s’è fatta la veglia di preghiera per lui – e si è fatta nel salone del teatro perché la camera ardente era stata preparati lì – la sua gente ha voluto che la batteria e le chitarre elettriche restassero lì ben in vista, perché sarebbe stato fargli un torto levargliele o anche solo nascondergliele.battesimo
Era affezionato alla sua gente come nessuno. La parrocchia era la sua famiglia e lui era il padre di tutti . Anche perché la maggior parte li aveva battezzati lui ed erano cresciuti sotto i suoi occhi.
Per i ragazzi poi era davvero il nonno. Bisognava vederlo quando ha accolto in ospedale i bambini che han fatto quest’anno la Prima Comunione. Altri ne avrebbe fatto forse un melodramma lacrimogeno, don Mario ne ha fatto un momento di allegria. Li ha accolti travestito da vecchia befana e ha giocato con loro divertendosi lui più di loro.
Eppure sapeva di dover morire e sapeva che la vita e la morte sono cose serie.
Per parte mia non dimenticherò mai quella invocazione ”Aiutami anche tu a vincere la battaglia della vita” rivoltami un giorno che ero andato a trovarlo.
Eppure — non si sapeva se fosse in coma o se fosse sveglio — spesso cantichiava il ritornello di una sua composizione. “Îerusalem. .. Ierusalem”. Evidentemente con la mente e con il cuore era già lassù nella Gerusalemme celeste. Ma forse devo correggermi: la mente sicuramente era già lassù, il cuore invece penso proprio che l’abbia lasciato quaggiù. O lì nell’oratorio tra i calcetti e i ping pong o tra la batteria, oppure a Galup, sotto l’altare della cappella che lui ha progettato e costruito superando tutte le mille remore burocratiche, oppure nell’eremo ristrutturato lì vicino.
Sapendo quanto fosse affezionato a quell’oasi di pace, i suoi parrocchiani hanno voluto dargli la soddisfazione di farvi un’ultima scappata anche appena prima di morire. Nelle sue condizioni era uno strapazzo non da poco, ma a lui è sembrato di rivivere. I nonni viziano i nipoti e qualche volta i nipoti… ricambiano. l Tiolini, soprattutto ultimamente, il loro parroco l’hanno proprio un po’ viziato. Ma se lo meritava.
Qualcuno tra i bene informati dice che don Mario prega e canta anche adesso in paradiso.
Gli si può credere, anche perché riferisce pure la preghiera esatta con la quale si rivolge al Signore: “Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato, siano un giorno con me dove sono io” Averne di avvocati così in paradiso!